Più vulnerabili dei padri


Articolo di Elena Meli fonte Il Corriere della Sera


Per gli adolescenti di oggi a prima vista il sesso non è un tabù: smaliziati fino all’eccesso, ne parlano in totale libertà, bruciano le tappe facendolo sempre prima e probabilmente per loro l’atto pratico non ha più segreti perché hanno già visto di tutto, online o nelle foto hard che si scambiano con tanta facilità. In realtà hanno le stesse vergogne, paure e insicurezze, ma soprattutto la stessa ignoranza in materia dei loro coetanei di vent’anni fa: lo dimostra una ricerca italiana condotta su circa 5mila diciottenni che sarà discussa nei prossimi giorni durante il congresso della Società Italiana di Urologia, nell’ambito della presentazione della nuova campagna educativa Pianeta Uomo promossa da SIU (GUARDA).

PRESERVATIVO – L’indagine rivela, ad esempio, che il 28% degli adolescenti non ha mai comprato un preservativo e solo 1 su 3 lo usa sempre durante i rapporti sessuali, mentre altrettanti lo scelgono di tanto in tanto. Colpisce ancora di più, tuttavia, che la maggioranza accetti il condom solo per evitare gravidanze indesiderate: appena 7 ragazzi su cento sanno che è il metodo principale per prevenire le malattie sessualmente trasmesse. «Il vero dramma è che nei decenni scorsi i giovani sapevano di non sapere, oggi invece grazie a internet e al continuo parlare di sesso con gli amici credono di non aver nulla da imparare, e ciò li espone a un maggior numero di rischi» osserva Nicola Mondaini, uroandrologo dell’ospedale S. M. Annunziata di Firenze e coordinatore dell’indagine. Così, non stupiscono i dati emersi da uno studio condotto dall’Osservatorio Nazionale sulla salute dell’infanzia e l’adolescenza Paidòss su 1.400 giovani, secondo cui l’età della prima volta ha continuato ad abbassarsi negli ultimi anni e oggi il 19% degli under 14 ha già avuto rapporti completi (nel 2012 le stime indicavano il 10%), spesso senza condom.

RISCHI SCONOSCIUTI – I ragazzini sono del tutto all’oscuro dei pericoli cui vanno incontro: il 73% non saprebbe citare neppure 5 fra le principali malattie a trasmissione sessuale e 1 su 3 crede siano un problema trascurabile, che non lo riguarda. «Di fatto, negli ultimi 5 anni l’incidenza di queste patologie fra i ragazzi è aumentata e pure le baby mamme sono un fenomeno in crescita ovunque: per questo è urgente anticipare l’educazione alla sessualità nelle scuole» dice Giuseppe Mele, presidente Paidòss. «Non si tratta di insegnare l’atto fisico, ma di educare i ragazzi alla relazione con l’altro, al rispetto e alla civiltà – aggiunge Ciro Basile Fasolo, andrologo, sessuologo medico e direttore del Laboratorio per la Comunicazione in Medicina al Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale dell’Università di Pisa -. A volte funzionano i corsi tenuti da un coetaneo formato appositamente per questo; stando ai risultati dell’indagine condotta sui diciottenni, poi, anche la presenza di un maggior numero di ragazze in classe, più consapevoli e mature riguardo alla sessualità, è utile perché i maschi capiscano l’importanza della cura di sé. Purtroppo vige ancora l’equivoco dell’uomo che non deve chiedere mai, così tutti tacciono: 1 ragazzino su 4 teme di avere “misure inadeguate”, ma pochissimi vanno dall’andrologo per togliersi i dubbi».

I CONTROLLI – «Anche perché non sanno chi sia l’andrologo: 15 anni fa ne aveva sentito parlare il 3% dei giovani, oggi siamo comunque a un risicato 13% – riprende Mondaini -. Invece, i ragazzi dovrebbero avere con questo specialista lo stesso tipo di consuetudine che le ragazze hanno con il ginecologo, soprattutto da quando non esiste più la visita di leva obbligatoria che, bene o male, intercettava i maschi con qualche problema. Il nostro studio conferma infatti che 1 giovane su 3 ha una malattia andrologica, soprattutto varicocele (dilatazione delle vene del testicolo che aumenta la temperatura locale e alla lunga danneggia gli spermatozoi, ndr) e criptorchidismo, ovvero mancata discesa dei testicoli. Sono per lo più disturbi che si diagnosticano in pochi minuti e si possono risolvere bene e senza conseguenze, intervenendo da giovani; trascurarle invece può significare andare incontro a problemi futuri non da poco, dalla sterilità alle disfunzioni sessuali». «Tantissime patologie si potrebbero riconoscere nella prima infanzia, entro i dieci anni, se le mamme osservassero di più i loro bimbi o se gli stessi ragazzini imparassero a guardarsi, toccarsi e a parlarne, quando hanno il dubbio che ci sia qualcosa di strano – prosegue Mondaini -. Purtroppo l’uomo, fin da piccolo, ha un “tempo di reazione” lunghissimo ai disturbi della sfera sessuale e spesso tace a se stesso la verità delle cose, finché un partner lo costringe a prenderne atto».

FARMACI ONLINE – Per vergogna o pudore le mamme lasciano correre, qualche volta il pediatra dà un’occhiata, ma in molti casi si arriva all’adolescenza senza essere mai stati controllati davvero “lì”. E dai 14-15 anni in su per i maschi si spalanca un baratro: non si va dal pediatra, non si va dal medico di famiglia, non si chiede aiuto all’andrologo o all’urologo. «Questo anche perché i padri latitano. Se però la scarsa comunicazione poteva essere “scusata” cinquant’anni fa, non può più esserlo oggi: i papà devono almeno far capire ai figli che bisogna chiedere un consiglio al medico quando si ha il dubbio che qualcosa non vada per il verso giusto. L’ideale sarebbe portarli dall’uroandrologo al termine della pubertà – interviene Vincenzo Mirone, docente di urologia dell’università Federico II di Napoli -. Purtroppo, invece, sono proprio i giovani a sostenere gran parte del mercato online dei farmaci per la disfunzione erettile: in preda alle insicurezze si rivolgono al web, dove esistono perfino siti che fanno provare tre pillole diverse per decidere quale faccia al caso proprio, tutto da soli ed esponendosi a rischi enormi. Il problema nasce da una mancanza di cultura: i giovani usano gli anabolizzanti per “pomparsi” ma non sanno che questo li renderà impotenti, distruggendo la produzione di testosterone; pensano di non essere abbastanza bravi a letto, e allora prendono insieme ecstasy e pillole per l’erezione, per sballarsi e riuscire lo stesso ad avere un rapporto».

ALCOL E DROGA NEMICI DEL SESSO – Secondo i numeri raccolti da Mondaini, il 40% dei diciottenni abusa di droghe, l’80% beve alcol, concentrandone (in 1 caso su 4), grandi quantità nelle “serate dello sballo” (binge drinking). «Lo stile di vita di questi ragazzi è preoccupante – ammette Mondaini -. La droga “brucia” la possibilità di avere erezioni efficaci, chi ne fa uso da giovane diventerà un 40-50enne con disfunzione erettile; pure l’alcol in eccesso è pericoloso per l’apparato genitale. Il problema è farlo capire ai ragazzi: le proibizioni e i messaggi sulle conseguenze per la salute che avranno questi comportamenti di solito non funzionano, perché i diciottenni si sentono invincibili e la prospettiva di malattie a 60 anni non li spaventa. Bisogna far capire loro che se scelgono alcol e droga non potranno avere un sesso bello e appagante, qui e ora, perché una cosa esclude l’altra. Il prezzo dell’abuso di alcol e droghe non si paga da anziani, ma molto presto. Al più tardi intorno ai 35-40 anni, nel pieno della vita attiva».

CONFLITTI D’INTERESSE – Vincenzo Mirone è consulente, speaker e sperimentatore per Menarini, Eli-Lilly, Recordati e Glaxo-Smith-Kline (GSK); Francesco Montorsi è consulente per Zambon Farmaceutici; Furio Pirozzi Farina è consulente per Eli-Lilly e Menarini; Giairo Conti dichiara di ricevuto compensi per collaborazioni occasionali, nel corso degli ultimi tre anni, da Glaxo Smith Kline, Astellas, Sanofi, Janssen, Amgen; Ciro Basile Fasolo, Giuseppe Mele e Nicola Mondaini dichiarano di non avere conflitti di interesse. Il dottor Andrea Salonia dichiara la sua totale assenza di conflitti di interessi relativi al tema della somministrazione di terapia androgenica sostitutiva, di qualunque tipologia.

Elena Meli